Sabato 14 maggio, nella cappella maggiore del Collegio, la Comunità ha accolto il prof. Lothar Vogel, decano della Facoltà Valdese di Teologia e pastore valdese, accompagnato dalla moglie, pastora Hiltrud Stahlberger-Vogel per pregare assieme Dio, nostro Padre, per l’unità dei cristiani. I graditi ospiti, dopo aver visitato la casa capranicense, si sono trattenuti a cena.

Nel suo sermone il prof. Vogel ha sottolineato il valore ecumenico del Vangelo proclamato (Mt 6,7-13). Ha sottolineato come Dio sia la fonte di ogni nostro bene e come il valore della preghiera del Signore sia anche comunitario. Citando il Piccolo catechismo di Lutero ha evidenziato come questo principio comunitario sia sottinteso ad ogni frase del Padre Nostro. La volontà di Dio accadrà in ogni caso: ma con la nostra preghiera chiediamo che accada anche per noi e così via. Quando preghiamo il Padre nostro già si avvera quello che chiediamo.

Le richieste che rivolgiamo al Padre nella preghiera si suddividono in tre aree che riguardano i tre misteri delle nostre esistenze umane: il pane e le necessità quotidiane; l’esperienza del torto e della violenza;  l’esperienza che non sempre il male riesce a sopraffarci. Vita possibile, vita guarita e vita riuscita. Per quanto riguarda l’esperienza del male, esso causa sempre ferite psicologiche che segnano una vita in maniera duratura. Esperienze che distruggono la fiducia e cambiano in peggio la vita della vittima. In tutti questi casi ricordiamoci delle parole di Gesù sul perdono, espresse nel vangelo di Matteo al capitolo 18: «non fino a sette ma fino a settanta volte sette».

Il rito descritto nel Pentateuco per l’espiazione dei peccati ha un particolare rilievo. Nel Nuovo Testamento la morte di Gesù ha un valore ulteriore. La Bibba nel suo insieme ci consegna un messaggio liberante: con la nostra preghiera ci inseriamo in un lungo filone che parte dall’antichità e prosegue ancora oggi. Il perdono è difficile e a volte quasi impossibile, ma proprio per questo nel perdono si manifesta l’azione di Dio. Dunque la nostra richiesta di rimettere a noi i nostri debiti è una concretizzazione della richiesta “venga il tuo regno”.

Infine, la richiesta di “non indurci in tentazione”: Dio non ci punisce, neppure per farci maturare o per educarci. Dobbiamo riconoscere che il male è presente. Le parole di Gesù sono forse il modo migliore di riferirsi al male, una speranza con la quale le chiese evangeliche concludono le loro preghiere del Padre nostro: «perchè a Te appartengono il regno, la potenza e la gloria nei secoli dei secoli».

 

Testo del sermone del Pastore Prof. Lothar Vogel